Il fatto che un fumetto sia secondo in classifica vendite in Italia non deve sorprendere, specialmente alla luce delle statistiche sull’analfabetismo di ritorno in Italia (dati aggiornati al 2009, prima di Renzi, per dire), del Viperetta che intima all’ex presidente dell’Inter di “caccià via er filippino” (Tohir è indonesiano) e dei profondi contenuti della #Leopolda5 – che contrappuntano sapientemente la devastazione dell’Università italiana.
ZeroCalcare, poi, ha il passo perfetto per il suddetto analfabeta di ritorno: ritmo incalzante e brevità, il tutto con un linguaggio effervescente e argomenti di uso comune. Con le figure. L’immaginario che abbiamo imparato a conoscere dalle sue strisce (gratuite) del suo blog è popolato da personaggi di Videogames, cartoni animati, serie TV, coatti geniali. Il tutto frullato in un mischione dalla ricetta azzeccatissima.
Poi è romano, quindi le inserzioni dialettali a noi fanno ridere di più, anche perché se accanto a un “nun t’accollà” ci metti un cazzotto con onomatopea recitante “shoryuken” l’effetto c’è. Ed è moolto divertente.
Chi non lo ama (pochi) imputa a Zero di essere un po’ banale nelle tematiche, e di fare riferimento ad un universo ordinario e limitato. Chi lo ama (tanti) tributa a Zero le stesse identiche cose.
Ciò che cambia è la testa del lettore, non la striscia. Zero è onesto, ed è quello che è. Piace per questo.
Non ho letto i suoi libri precedenti, quindi ho approcciato le 240 pagine del fumetto senza un’idea chiara in testa. “Vecchi che usano il PC” – una striscia che è a mio parere destinata all’immortalità – funziona per l’estrema sintesi e per il situazionismo. Poche vignette, tutte ficcanti, concatenate tra di loro in modo asciutto, perfetto.
Mo’, 240 pagine; la ricetta classica, quella a me familiare, non può funzionare. Sarà qualcos’altro. Eppure sin dalla prima tavola, i personaggi sono quelli. I dialoghi pure. Persino il lettering. Il piccolo Calcare che va allo Zoo. L’immaginario infantile. I “pupazzetti”. Eppure, bastano poche pagine (due), ed ecco che entro in un ambito che le strisce non coprono. Il tratto è quello, ma c’è malinconia, riflessione, storie nella Storia. La lettura è immersiva, tipo un concept album degli anni settanta, la struttura narrativa è ben congegnata, e salda insieme autobiografia generazionale con il genere fantastico. Assistiamo alla nascita dell’Armadillo. C’è addirittura spazio per qualche frase citabile, tipo “Se riveli al vento i tuoi segreti, non devi poi rimproverare al vento di rivelarli agli alberi”, oppure “un uomo senza un segreto è un uomo senza identità”. Fine degli spoiler.
Insomma, in conclusione:
1) Calcare è un mammone, e questo me lo rende vicino e simpatico;
2) Il problema delle radici accomuna almeno tre generazioni use alla “vita virtuale”;
3) Questo Dimentica il mio Nome è ben congegnato, sebbene ci sia qualche sezione un po’ “regalata”, nel senso di non funzionale alla storia;
4) Me lo sono gustato.
Level Completed, Zero.
Dimentica il mio nome
BAO Publishing, 2014
Testo e disegni di Zerocalcare
Cover Design e Impaginazione: Officine Bolzoni e Cosimo Torsoli
Supervisione: Michele Foschini
Proofreading: Francesco Savino
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