Il dubbio è di quelli che fottono il cervello; parlo del rapporto – inteso come relazione – tra popolarità e reputazione. È un argomento che sembra toccare molto da vicino la storia d’Italia degli ultimi trent’anni, quelli del “parlatene male, basta che ne parliate”. In realtà prende le mosse da questo articolo (datato, come quasi tutto quello che faccio io) che analizza con sufficiente precisione lo scenario zozzetto di quelle società che si occupano della costruzione di popolarità su Internet. Ecco il gioco, oramai scoperto.
Si tratta – in estrema sintesi – di mettere alla frusta una decina di neolaureati, pagati a cottimo e spesso al nero per creare una serie di identità fittizie a partire da indirizzi e-mail che vengono venduti un tanto al chilo in questo strano “mercato grigio” dell’identità. L’attività va oltre il Taylorismo: si usano i neolaureati invece che programmi windows solo per aggirare i Captcha e altre barriere anti-macchina, quindi il risultato è un mercato del lavoro senza tutele, senza formazione, sottopagato e ai margini della legalità. Le meraviglie del “meno stato, più mercato”.
Una volta creati degli account fantasma, li si associa a dei Bot (che non sono titoli di stato, ma dei programmini che generano traffico sui social networks e sulle chat), i quali fanno esplodere statistiche di utenti che non conoscono manco il portiere del loro stabile, ma che pagano questo opinabilissimo servizio, dando luogo a delle bolle assolutamente fittizie.
Quindi, capita che il Dottor Battiloca, autore di un mediocre libro sulle abitudini sessuali dei nani nubiani, grazie ad un’elargizione di un migliaio di euro ad una società “di consulenza”, guadagni un seguito invidiabile sulla rete, tipo 500.000 followers che gli citano i passi del libro (con grande sentimento e partecipazione, tipo:
get NUBIANDWARFSSEX, grep line 1230 | printscreen + “che belle parole”, add “#NUBIANDWARFSSEX”, end).
Il libro ha venduto 15 copie, tanti sono i parenti del Dottor Battiloca, ma sembrerà che ne abbia venduti almeno 500.000. Roba che manco Ken Follett.
Il tentativo è quello di simulare un grande successo per instillare la curiosità e aumentare popolarità REALE e introiti al Dott. Battiloca. Il risultato è che – poiché il libro del Dott. Battiloca è un libro demmerda, non lo leggerà nessuno comunque, ma l’utenza del Web 2.0 avrà fatto tesoro del meccanismo e si rassegnerà alla marea di cazzate da cui è bombardata. E aveva lasciato perdere la TV proprio per quello.
La morale è sempre quella (Lassa perde la Girella):
I Furbi guadagnano, la collettività si ritrova un mezzo importante come Twitter svuotato di aderenza alla realtà, e quindi – in qualche modo – “intelevisivìto” (dài, rileggi. RILEGGILO AD ALTA VOCE, SE C’HAI CÒRE!).
E il diretto interessato? E che je frega a Twitter se dei 500 milioni di utenti attivi, forse 200 sono robot? sempre attività generano. Sempre traffico producono. Sempre i miliardi fa.
Signori, ecco il peso che il Capitale dà al genere umano. Ed ecco il nemico da combattere: quello che mette sullo stesso piano l’intelligenza umana con quella artificiale. È guerra.
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