La regola di S. Benedetto è venuta giù assieme alla sua testimonianza di mattoni, come un castello di carte. Oggi sembra che il domani non esista più. Il terremoto spezza il normale fluire del tempo. Se un giorno crolla la tua casa, con dentro tutte le tue cose, gli strumenti delle tue abitudini, cosa succede?
Succede – in scala naturale – la stessa cosa di quando, su scala sociale svuoti i cassetti della scrivania del tuo ufficio, quando le regole del mercato ti ci cacciano via, dall’oggi al domani. Vieni privato di quello che credi essere la tua stessa identità, e sei costretto a prendere atto della tua volatilità sulla terra.
Questo è il secolo della precarietà, e non potrebbe essere diversamente. Siamo i piccoli, insignificanti figli di Damocle.
E intanto Norcia, Castelluccio, la Val Nerina… Posti in cui ho passato alcuni tra i momenti più belli della mia vita, rasi al suolo da una “scrollatina” del grande animale su cui, nei secoli, si erano adagiati. Lo immagino così, un immenso animale che ci sopporta, ma che ogni tanto si da una grattatina, per scrollarsi di dosso delle pulci irritanti. E pazienza se insieme alle pulci si scrolla di dosso anche pochi animaletti innocui e simbiotici. Su certe scale, i danni collaterali sono ineluttabili.
Quello che rimane, sono macerie esistenziali. Paura e senso di impotenza, rabbia e frustrazione, e la chiara sensazione che stiamo ballando sul ciglio di un vulcano attivo.
Auguri, gente.
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