Fa freddo, nevica, e l’autore si sente straniato da un ambiente che passa dall’essere amicale e nuovo a distante e algido. In tutta una vita da espatriato in casa, l’autore ha esperito varie forme di razzismo, ma mai di marginalizzazione. L’autore accoglie questa novità come un segno dei tempi, e aspetta il momento di dimostrare quanto egli valga. L’autore sghignazza sotto i baffi quando sente impiegati con nozioni linguistiche reduci dalle elementari, elargire perle di grammatica estemporanea a stranieri curiosi e desiderosi di imparare i rudimenti (difficili) della lingua italiana. Aspetta, l’autore, il suo momento, in cui potrà rompere il bozzolo da cui potrà uscire, magari rimpiangendo la propria ex condizione di crisalide, mentre dispiega le nuove ali colorate. L’autore sghignazza, ma allo stesso tempo si sente defraudato di quelle che sono le sue migliori capacità. L’autore soffre, in realtà, della sua cronaca mancanza di centratura, che – oggi più che mai – lo rende straniero. Stavolta, nemmeno a casa sua.
Di Hagi|2016-11-01T20:16:19+01:00Febbraio 20th, 2016|il sangue di trilussa, La Sezione Aurea|0 Commenti
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