#Vinciamopoi, #Vinciamono.
Questi i due migliori Hashtags sulla performance elettorale di Grillo &C.
In Italia queste elezioni sono state investite di un significato politico ben al di là della rappresentanza europea, dato che stiamo al terzo Governo sostenuto da un parlamento eletto con legge dichiarata incostituzionale e da una maggioranza che non è politica, e c’era bisogno di un test di medio periodo. Queste elezioni sono capitate a fagiolo. Non amo questo sovrapporsi di piani, ma è più che comprensibile.
Piano con i funerali: Grillo al 21%, dopo una campagna elettorale completamente sbagliata, è un segnale chiaro all’establishment: c’è un controllo (elettorale) sulla gestione pubblica. Renzi al 41% non è il PD al 41%, ma un segnale della personalizzazione e la conferma che è ancora la demagogia che genera voti, e non una visione politica a lungo periodo. Tsipras (200.000€ di spese per TUTTA la campagna elettorale, questo per ricordare a qualcuno che non è che c’è un brevetto dell’onestà, e che può essere prerogativa di altri, pure se non sbandierata) prende meno voti del NCD, nonostante l’astensionismo in Sicilia, e questo rende chiara la scarsa capacità di ragionamento a sinistra del paese. Berlusconi cede per osmosi molti dei suoi voti a Renzi (il fratellino minore) andando poco oltre il 16%. Fallimento, dato che in casa azzurra si auspicava almeno il 18%.
Renzi plebiscitario draga voti al Centrodestra, mentre Fratelli d’Italia, la cosa più a destra che abbiamo nell’arco costituzionale non supera lo sbarramento del 4% per mezzo punto. Lo scenario Italiano della società liquida si conferma: cade il voto ideologico, s’impenna quello di opinione, viene punito l’apparato partitico e premiato l’impegno personale e la capacità catodica. La Lega risorge all’insegna dell’Antieuro grazie a Salvini, che ha polarizzato il voto sull’euroscetticismo, sulla riforma Fornero e sulla reintroduzione del reato di Immigrazione Clandestina. Ha raccattato pure un 1,qualcosa% di voti a Roma.
Il superamento dello sbarramento da parte di Alfano (per un pelo!) dovrebbe dare un po’ di ossigeno al governo del paese, proprio alla vigilia del semestre italiano di presidenza in Commissione. In Europa lo scenario è strano: in Grecia vince Tsipras col 30%, ma Alba Dorata tocca il 10%; in Inghilterra l’UKIP di Nigel Farage scardina il bipolarismo più antico del mondo; i neofascisti della Le Pen sfondano in Francia, all’insegna di parole d’ordine come Grandeur, Nazione, Rinascita; una commissione di crisi sta lavorando per capire il futuro dell’attuale Assemblea. La Merkel tiene in Germania (ma perde un buon 3%); in Austria avanti i popolari, ma coi i fascisti neo-Haideriani al 20%; sul Baltico vince l’Euroscetticismo, così come pare sia una posizione molto forte in Polonia, che è il sesto paese più popoloso dell’Unione. in ogni paese dell’Unione, comunque, forze antagoniste guadagnano seggi.
Il quadro che si delinea è una presenza di forze contrarie alla nomenklatura europea molto disomogenee tra loro che però raccolgono quasi la metà dei seggi, rendendo di fatto necessaria – volendo rimanere nel quadro attuale – un’alleanza tra popolari e socialdemocratici che vuoterebbe di senso il meccanismo democratico, costruito su una regola di alternanza.
Ci sarà da ballare.
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