Promette bene il pluriannunciato nuovo nemico di DYD, terza novità dall’inaugurazione del “nuovo corso” dopo Bloch in pensione e il nuovo rapporto dell’indagatore dell’incubo con New Scotland Yard. La mano di Recchioni si sente sempre di più, e i cambiamenti promessi sembrano essere epocali, tanto è vero che – palingenesi – per questo numero si rivede Angelo Stano, che insieme a Bigliardo interpreta una storia di orrore dai toni chiari e troppo puliti propri del massacro globale. L’albo è molto denso e piacevolmente scorretto, lo spoiler è dietro l’angolo, quindi darò giusto un par di anticipazioni, anzi tre. La prima è che John Ghost ha una data di nascita (è del 1983), è a capo di una supermultinazionale ed incarna un villain perfettamente in linea con i tempi, ben lontano dall’aria gotica di Xabaras o da quella anni settanta di Hicks. La seconda anticipazione (ma si sapeva già da un po’) è che Dylan entrerà in possesso di un telefonino. Apriti cielo. La terza e ultima anticipazione è che il suddetto telefonino ha una “fantaSiri”, cioè un’assistente vocale senziente che manco Hal9000.
Da un certo punto di vista, il sottrarsi di Dylan alla “bolla dell’atemporalità”, cioè a quella caratteristica che ne ha decretato la fortuna ma che cominciava a dare segnali di obsolescenza già da tempo, può lasciare perplessi. L’attuale lettore di Dylan Dog è in effetti statisticamente un rimastone ultratrentenne (quando non quarantenne) degli anni novanta, e in quanto tale soggetto alla sindrome della “Zona del Crepuscolo”, che è più violenta di quella del “Gattopardo”. Si potrebbe dire che comincia a sentirsi un po’ di John Doe dentro Dylan, ma questa è una notizia, non una valutazione di merito; è normale/fatale/bello che un autore porti la propria poetica nelle storie che scrive, e Recchioni lo sta facendo. Il personaggio comincia ad essere segnato e in parte plasmato dalla realtà che lo circonda, e l’idea è quella di un timido affacciarsi alla continuity e allo sviluppo narrativo albo per albo: Dylan accetta il gioco di Ghost, metafora del sistema globale, infilandocisi e rinunciando a quella sua verginità valoriale e a alla favolistica non aderenza al divenire che lo ha caratterizzato dalla sua nascita fino ad oggi. Anzi, fino al prossimo 29 gennaio.
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