il 3 giugno del 2005 Jannacci compirà settant’anni. Il tour che accompagnerà il cantautore a valicare la veneranda soglia porterà come nome la data del suo compleanno, e a noi la cosa è piaciuta molto. Si era pochi in via Asiago, pochi ma buoni. Enzo si mostra subito in grande forma, e, intervistato, da Gerardo Panno e Silvia Boschero, regala subito perle di un certo spessore; ci piace ricordarre la feroce ironia sul servizio pubblico blindato (“il problema non è occupare la Rai, il problema è riuscire a entrare”).
Ad ogni modo lo spolvero è grande, e la Band (bravissimi, che classe!) è di quelle d’altri tempi: Stefano Bagnoli, un mancino dal tocco leggero e personale alla batteria e Marco Ricci (scuola Franco Cerri – Milano D.O.C.) portano l’acqua, mentre Sergio Farina con l’acustica ordisce trame verticali e “Il Conte” Daniele Moretto alla tromba si occupa di quelle orizzontali. Su tutti (Papà compreso) vigila Paolo Jannacci, bravissimo e molto consapevole. Ed ecco che va dal padre e gli sistema io microfono, poi si gira per dividere il tempo, riferimento a tutti gli altri… Il risultato di questa bella alchimia è – manco a dirlo – un bellissimo concerto: I brani sono tutti della produzione deglianni sessanta, quelli della collaborazione con Giorgio Gaber, e i primi di Cochi e Renato. Il concerto ha avuto due set, con intermezzo intervistatorio, sempre a cura di Boschero e Panno. Brani divertenti e famosi (El portava el scarp del tennis) alternati a momenti di lirismo impressionante (Ti te se o no?), mai suonata in pubblico e dedicata prima alla moglie, poi a tutti i musicisti – lo ringrazio a nome della categoria. Momento di divertissement, con uno sgravo di panza uscito dalla camicia, che è rimasto ignorato per un buon quarto d’ora (Da Mammì a Ne te s’era minga ti?), stigmatizzato con la frase: “Negli anni mi si è formata una protusione frontale l’ho cercata di contenere con lo sbuffo della camicia” e poi: “Quando finise una moda, io la comincio”.
Difficile mettere in graduatoria i tanti pezzi suonati: basti dire che Ti cumprà l’calzett di seda è stato un vero delirio, e la Balilla una specie di stornello.
Insomma, si aspetta con impazienza il tour, ma nel frattempo chi può, si goda il Progetto Jannacci a Milano: una commedia, e sei giornate di Jazz con il gruppo del figlio. Le credenziali ci sono, le capacità pure. Non so se mi spiego.
Scrivi un commento