Lazio Roma 3-2
La vittoria per 3-0 col Panathinaikos, i tifosi del quale sventolavano vessilli giallorossi in curva Sud prometteva effettivamente benissimo. Poi è venuto giù il finimondo: roba 15 mm d’acqua in meno di un’ora, un blackout di qualche minuto in tutta Roma Nord, stadio compreso, e un goal irregolare di Lamela, viziato da un fallo su Lulic non ravvisato. L’incubo peggiore. Rimontare su un pantano-con-la-lettera-minuscola è impresa improba. Dalle finestre di casa, un buio pesto che manco giocassimo in notturna, buio come nei miei pensieri. Poi penso: “È la Roma. Rimontarla è riuscito a mezza serie A, vuoi che non ce la facciamo noi?” Nemmeno il tempo di formulare il pensiero che un missile di Candreva buca quella pippa di Goigoechea. Godo, perché sul campo diventa palese che il bello deve ancora venire. E infatti, dopo un po’ il loro incubo peggiore si infila tra i centrali e completa la rimonta. Miro Klose, e passa la paura. Uno dice, “finisce qui?”
Eh, no. C’è Zeman, dall’altra parte. Un maestro di calcio, un mito della narrazione sportiva. E infatti. De Rossi emula Tyson, cazzotto in faccia a Mauri, rosso diretto, tre giornate di squalifica e un biglietto per Parigi o Manchester staccato. Fine primo tempo. Pronti via, e Mauri insacca il goal della siurezza su assis magistrale di Piris, che lo libera in area davanti al portiere. 3-1. A quel punto i biancazzurri entrano in controllo, e cominciano a pensare alla Juve, con cui si giocherà sabato. Esce Lulic, che salterà Torino perché diffidato (così come Mauri) ed entra Radu, per accumulare minuti nelle gambe. Poi Brocchi rileva Hernanes e Cana uno stanchissimo Candreva, in preda ai crampi. La Lazio si abbassa, troppo, e Pjanic trova una papera di Marchetti su punizione per il 3-2. Negli ultimi 5 minuti soffriamo (siamo la Lazio), ma il risultato non cambia. Roma è nostra, come storia vuole.
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