La prima volta che vidi il Subbuteo avevo circa nove anni. Il mondo, nel 1981, era molto diverso. La rivoluzione informatica era ancora allo stadio “carbonaro”, con i primi limitati home computer che facevano capolino nella vita della famiglia italiana (il piccolo Commodore Vic 20 andava per la maggiore, mentre il C64 era per pochissimi eletti; gli Spectrum sarebbero nati l’anno dopo). Il 1981, insomma, era un’ epoca di passaggio: le ultime, residue fortune del “Gioco da tavolo” si sovrappongono con i primi timidissimi passi del virtuale. L’effetto di un campo di subbuteo, con il recinto le squadre schierate è – senza mezzi termini – entusiasmante. Il verde del campo, le porte con le reti vere, le squadre dipinte e schierate: oggetti che scatenano un vero e proprio feticismo da collezione, che porta ogni campo di gioco ad essere diverso da un altro.
Note di colore: pare siano stati i marinai inglesi di fine ottocento a costruire pupazzini in piombo per giocare a calcio sui tavoli, non potendo fare a meno del football! Nel 1929, W. L. Keelings brevetta il gioco, ma bisogna aspettare il 1947 per avere i giocatori con la caratteristica base semisferica. E’ un ornitologo inglese, Peter Adolph, a brevettare il nuovo gioco, e lo chiama Hobby. Questo termine inglese significa, come è noto, passatempo. Pochi sanno però che la stessa parola indica anche il falco Lodolaio. Vedendosi rifiutare il nome scelto all’ufficio brevetti, Adolph scelse il nome scientifico di quell’uccello, che è – appunto – Subbuteo. Ma il successo planetario del gioco da tavolo (“non è meccanico” recitava la pubblicità in quarta di Topolino) è dovuto ad un italiano: il giocattolaio Edilio Parodi, recentemente scomparso. Il successo del gioco è stato senza dubbio dovuto alla sua abile opera di distribuzione e promozione.
Oggi, nel 2004, lo scenario è diverso. Nelle case si gioca sempre al calcio simulato, ma si usa la console. Il computer ha divorato la strada, ed è passato, nel volgere di un ventennio, dallo stato embrionale a quello evoluto. Non è più come ai tempi di International Soccer per C64, dove prendevi palla, te ne andavi e segnavi: ora il livello di simulazione è perfetto, e giocare con l’ultimo Pro Evolution Soccer per Playstation 2 è un’esperienza davvero coinvolgente. Azioni spettacolari e veloci, effetti dello stadio in dolby surround commento del telecronista. In più, la possibilità di personalizzare la squadra, per giocare accanto a Maradona (nelle formazioni “Classiche”) o a Zidane. Poteva il vecchio Subbuteo sopportare un urto del genere? Difficile. A farne le spese per primo, proprio quel Parodi, primo artefice del successo del gioco; Il marchio viene venduto, già agonizzante, alla Hasbro, multinazionale del giocattolo, nel 1995; quest’ultima, dopo un rapido e squallido benservito a Parodi, finirà per interrompere la produzione del gioco nel 2000. Vittoria della computer grafica su colla e puntine da disegno, della velocità sulla pazienza? Apparentemente. Perché alla lunga, la pazienza vince sempre. “Se non puoi batterlo, unisciti a lui”. Ed ecco che i tanti trentenni-bambinoni nostalgici si organizzano, si contano; sono proprio loro i primi attori del boom informatico, e sanno bene che il computer e il Subbuteo non sono la stessa cosa, ma che il primo può essere molto utile al secondo. Attraverso i fogli elettronici, le griglie dei tornei possono essere scritte in maniera ordinata e scientifica; con Internet, lo scambio di opinioni e informazioni può essere rilanciato. Cominciano a prolificare siti, forum di discussione, aste elettroniche. Tutto quanto possa dare segnali di vita da una comunità folta e appassionata. Nasce lo Zeugo, per iniziativa di quello stesso Edilio Parodi, tanto maltrattato dalla logica del guadagno a tutti i costi. Si moltiplicano i tornei (il mondiale è stato giocato a Bologna), i giornali ne parlano. Alla fine, la vittoria: La Parodi, dopo molte peripezie, riesce ad ottenere di nuovo la distribuzione del gioco. E chissà, forse qualche bambino, vedendo lo scatolone sugli scaffali del negozio di giocattoli, chiederà al papà di comprarglielo. Vista l’età dei papà, sarà sicuramente il desiderio più rapidamente esaudito che un bambino possa sognare.
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