Manfredi a casa di Livia
Logo-Trilussa Manfredi inserì le chiavi nella toppa e aprì, intuendo quasi subito il gioco della serratura. Si trovò davanti un bel salone, aperto e luminoso, con delle finestre ampie, velate da tende candide e pulite. Il salotto era di ottima fattura e non c’era, Manfredi apprezzò, nemmeno un mobile Ikea. Il tavolino basso di vetro era sbracato, ma proveniva sicuramente da un mercatino di modernariato sofisticato radical-chic. Il tappeto peloso, anche se macchiato di rosso su un angolo, si accordava con tutto l’insieme. Il pavimento era una graniglia popolare, di quelle sale e pepe, tipica degli alloggi di Garbatella; le persiane erano in ottimo stato, segno di una manutenzione costante; sul pianoforte verticale erano appoggiate delle fotografie che attirarono subito la sua attenzione. Ci si avvicinò, anche perché lì accanto c’era una libreria non troppo grande, ma sfruttata in ogni centimetro. Per prima cosa Manfredi prese il panetto di fumo e lo ripose dentro il pianoforte, proprio dove aveva detto [...]