Anch’io voglio essere protagonista, e voglio dire la mia su quanto ho visto in TV. Voglio essere parte integrante di una informe base di consenso, peccato che non mi abbiano intervistato per strada, magari anche solo su una pagina di cronaca cittadina. Avrei fatto lo spelling per far scrivere correttamente il mio nome, avrei inventato una qualifica altisonante come sinonimo alla mia nullafacenza, avrei chiesto quando e dove sarebbe uscito l’articolo. Poi sarei andato da mia madre a pranzo, e le avrei raccontato la mia salda e originale presa di posizione, suscitando in lei un ammirato stupore. Però non è accaduto, purtroppo. Quindi, per arricchire ulteriormente il vasto orizzonte di opinioni sulla cattura di Saddam Hussein, mi devo accontentare del mezzo telematico. E’ meglio di niente, ma ha perso molto del suo esoterico fascino iniziale. Vabbeh. A me quel poveraccio mi ha fatto pena. Le immagini di quel barbone che viene sottoposto a visita medica, quel “We got him” in conferenza stampa mi hanno solo fatto ricordare quello che in fondo sapevo già. Che gli Yankees non sono meglio dei crucchi che hanno sconfitto una sessantina d’anni fa. Il loro modo di fare politica mi disgusta, e trovo le loro ostentazioni di potere gratuite e fastidiose. Hanno creato il fantoccio, lo hanno usato per i loro comodi, poi lo hanno scaricato, anzi buttato giù, lui e tutti quei poveracci soggiogati coi soldi americani. Niente di nuovo, per carità… Ma una notizia per essere agghiacciante non dev’essere necessariamente nuova. Se tutti sappiamo che una situazione di fatto non cessa di esistere quando si smette di parlarne, perché facciamo finta che sia così?
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