In questi giorni densi di cose da fare, appuntamenti da osservare e impegni da prendere, avete mai provato a fare un “auto-retrowatching”? Prendete il cellulare, e cominciate a scorrere le foto dallo scorso febbraio in poi. Se avete uno smartphone con più di 64 giga sarà anche meglio, perché nel frattempo non sarete stati costretti a liberare memoria, e vi sarete tenuti anche quegli stupidi meme che vi arrivano da amici parenti e colleghi, e che sono diventati la nostra timeline, parte del nostro diario personale, una testimonianza delle variazioni del “sentiment”. Eh, sì, perché al tempo del Covid19, cambiano di priorità persino le fotografie da cancellare per salvare spazio sul cellulare. Guardo le ultime, risalenti alla mia ultima discesa nello Stivale. Il 16 febbraio scorso. Due mesi e mezzo fa.
Nell’ordine mi appiono: Il quartiere delle Vittorie, dove passeggio con la mia compagna e i cani; Il Parco di Monte Mario; varie foto di impiattamenti in vari ristoranti; Lo Stadio Olimpico di sera, con le immagini prese dalla Tribuna Tevere durante il volo di Olimpia per Lazio-Inter; e poi a seguire: le foto delle prove con gli Aquatarkus, e poi quelle del concerto del 21. E poi ancora, il sole, gli spazi assolati e affollati, Cechi, Romani, Viennesi. Sembrano passati almeno sei mesi, tenendosi stretti. I pischelli che bighellonano, le auto che bestemmiano dal clacson perché le mamme coi SUV dei mariti intasano le vie dei quartieri per prendere i figli fuori dalla scuola elementare; ragazzi che programmano la serata sfiorando furiosamente gli schermi blu dei loro palmari. Vedo tutto questo come quinta dei miei soggetti (pochi, in genere cani e fidanzata), ed è roba che risale a due mesi fa. Poi, sempre nel mio scorrere, m’imbatto in roba estranea:
Prima arrivano le battute sui cinesi. “Roba che non dura”, dice. Poi varie amenità su come il sesso anale possa essere un antidoto al Corona Virus; poi Calboni che chiede “Tre Amuchines” e la Silvani che sorridendo ci dice “Ah, anche Infettivologo!”. Battute sul lievito di birra, sugli antivaccinisti, mascherine create con qualsiasi cosa.
L’ultima di queste più “scanzonate” è del 29 febbraio di questo Bisesto Funesto.
Poi cominciano i “Ce la posso fare/Non ce la posso fare” (6 marzo) ; i cartelli appesi ai negozi chiusi (13 marzo), il video del tipo che grida dalla finestra di casa sua che vuole dell’erba (23 marzo). Grobelaar che dice “Andrà tutto bene” (24 marzo).
Il 30 marzo ho un filmatino con dei napoletani che fanno i gavettoni ai runners (te ricordi quando era tutta colpa dei runners?), e Godzilla che appare dal mare: “Ad aprile andrà meglio. Aprile.” Poi il negro di Whatsapp in tutte le salse, De Luca in tutte le salse, i commenti alle dirette di Conte in tutte le salse, il Principe Carlo in tutte le salse. Dal 3 aprile compaiono i becchini del Ghana, pure quelli in tutte le salse. Dal 9 aprile Boris Johnson in tutte le salse.
Grazie a Dio ho solo 32 giga di memoria, quindi le amenità sul MES, su Trump, sull’Olanda, e soprattutto su Salvini e i Leghisti lombardi sono stati cancellate per fare spazio alla mia, di memoria.
Ora arriverà il 4 maggio, e con esso quel briciolo di libertà in più che tutti anelavate (in Austria le misure sono state più tempestive, e quando in Italia si pensava se chiudere o meno qui era tutto sigillato, di conseguenza i parchi sono stati riaperti un paio di settimane fa). Vedremo se e come le nostre vite potranno recuperare un po’ di normalità, ma quel velo di ansia che non ci fa godere dei colori della primavera, mai accesi come in questo periodo, e quella pressione che avvertiamo tutto intorno sarà dura cacciarle via.
Nel frattempo, ora posso liberare altro spazio sul mio cellulare.
Oddìo, nun ce la posso fa’
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