Premessa

Tifo Lazio dal 1980. Avevo 8 anni. Ho imparato ad amare una squadra dal glorioso passato e dall’incerto presente, mentre tutti quelli che mi circondavano appoggiavano quella che sarebbe stata una Roma tra le più forti della storia. Ho imparato a sostenere – ostinatamente – l’identità di chi si riconosce in una minoranza QUALIFICATA che non va appresso alle convenienze.

Ho ingoiato anni di serie B, il calcio scommesse, lo stigma del Fascista attribuito a cazzo, striscioni cringe, saluti romani fatti da bandiere cui va COMUNQUE tutta la mia gratitudine, perché la Lazio – pensavo – viene prima di tutto. Ho ingoiato la Polverini in Curva Nord con Zarate. Ho ingoiato anni di Lotito, che tra la sua persona disturbante e alcune sue scelte, ha messo a dura prova la fede di molti, anche più accaniti di me. Ho ingoiato l’essere associato ad un fascista spacciatore di cocaina, un ossimoro agghiacciante. Ho accettato l’odio che proveniva da una stampa asservita e sciarpata di giallorosso. Ho ingoiato inchieste finite nel nulla, ma che hanno distrutto carriere di nostre bandiere.

Queste avversità le ho potute superare, perché hanno in qualche modo tutte concorso a creare qualcosa di grande: la forza di un’identità d’acciaio: la Roma è fortissima e lotta per il titolo mentre noi veleggiamo a metà classifica in serie B? Pazienza. Noi abbiamo Giordano. Manfredonia. Vincenzo. Gente fortissima che al momento del bisogno sta lì nel fango, a lottare con noi. E poi abbiamo la polifonia di una tifoseria grande, grandissima, che ha sempre trovato in sé stessa gli anticorpi per reagire. La Polverini va allo stadio a farsi campagna elettorale per una scelta “dirigista” di un ristretto gruppo? Lo Stadio la sommerge di fischi. Il Calcio Scommesse ti precipita in fondo alla Serie B? La tifoseria più bella di tutte per distacco rende questa disgrazia un mito fondativo. Uno degli aspetti che più rafforzano e cementano una fratellanza. Esce uno striscione raggelante per contenuto e forma? Altre voci, sempre laziali fino al midollo, si alzano per bilanciare il racconto di una tifoseria multiforme, molto più varia nella sua composizione di quanto si sforzino di descriverla i suoi detrattori.

Insomma, la forza della Lazio è sempre stata la sua gente. Dal Dentista al manovale. Dal Professore Universitario all’Ultrà. Tutta gente che ha un pezzo di anima tinto di biancoceleste. Che ha nella propria storia personale un po’ di Lazio.

Ma, soprattutto, la Gente Laziale sente l’imperativo categorico di difendere l’onore di questi colori, qualsiasi cosa possa voler dire, qualsiasi senso ogni individuo attribuisca al concetto. Un ragazzino di Curva penserà che lo si fa con gli scontri. Un operaio con le discussioni con il cugino collega al cantiere. Un Giornalista lo farà scrivendo. Un semplice padre di famiglia trasmettendo certi valori.

La Notizia

Ora.

Io sono un tifoso emigrato. I miei contatti con il mondo laziale (a parte le mie conoscenze personali con cui mi sento più o meno regolarmente) sono ormai mediatizzati. Seguo il LazioTwitter. Ascolto (anche se ormai troppo spesso mi sanguinano le orecchie) le radio di riferimento; sono iscritto a qualche mailing List che mi tiene aggiornato, sui fatti di campo e non solo.

Ieri, in una chat di amici anarco-inserruzionalistiperilSolDell’AvveniredelComunismoInterazional-Partigian-Resistente (una sorta di RSA di poveri Cristi anziani che cercano conforto per un mondo charamente impazzito attraverso il  sostegno reciproco), vengo a conoscenza di questa notizia:

Si tratta di una “convenzione” tra Lazio con Maccabi Haifa e Maccabi Tel Aviv. Lo scarno comunicato stampa che l’accompagna recita:

“Rafforzare il ruolo dello sport come ponte tra culture diverse, andando oltre gli aspetti tecnici e infrastrutturali, oltre a un passo in avanti nelle relazioni tra Italia e Israele, riaffermando il potere dello sport nel favorire il dialogo, la comprensione reciproca e la pace”

Nel merito, Lotito dichiara:

Sono orgoglioso di poter avviare un percorso di collaborazione con la storica organizzazione Maccabi, che include i due club israeliani di Tel Aviv e Haifa. Le nostre organizzazioni hanno molti aspetti in comune, a partire dalla storia di oltre 120 anni e dalla multidisciplinarità. Per questo motivo redigeremo un Memorandum che ci permetterà di creare sinergie tecniche nel settore calcistico e promuovere uno scambio culturale, anche attraverso il lancio di una campagna di sensibilizzazione contro l’odio e la discriminazione razziale.

Le parti in grassetto sono quelle su cui bisogna soffermarsi, nella prospettiva di un eventuale Sportwashing di cui parlerò più avanti.

Considerazioni personali sulla Convenzione

Sulla carta sembrerebbe un’operazione sensata, anche in ragione del conclamato razzismo manifestato dai Gruppi organizzati più importanti della Lazio e segnatamente del Maccabi Tel Aviv.  Una lettura potrebbe essere sicuramente l’unione degli sforzi delle società per dissociarsi/stigmatizzare i comportamenti delle frange più scalmanate. Degli Ultras Lazio e del loro sbandierato fascismo sappiamo già, e non mi ci soffermerò più di tanto: bastano il Corriere della Sera e Repubblica. Dei Fanatics ricordiamo i fatti di Amsterdam: prima i cori ad indirizzo dei bambini di Gaza, poi il pianto da vitelli dopo essere stati presi a calci nel culo da quegli “arabi” che ritengono essere “inferiori”, e infine li ricordiamo invocare l’Antisemitismoh (ben appoggiati dalle trombe del Mainstream) perché in Europa, almeno per il momento, quando sputi addosso a qualcuno con cui non condividi la religione la polizia TENDE a darti TORTO.  A differenza di quanto accade nella colonia Abusiva e illegale.

Per un approfondimento in lingua italiana sullo scenario del tifo israeliano, c’è questo articolo di Pallonate in faccia:

 

Dopodiché.

 

SOLO IO vedo un problema di opportunità, in una “convenzione” lanciata pochi giorni dalla rottura unilaterale del Cease Fire a Gaza, che ha portato ad un bombardamento notturno e non preavvisato che ha macellato centinaia di persone innocenti?

SOLO IO avrei voluto che la MIA tifoseria si dissociasse da uno stato che – stando a pronunciamenti di Tribunali Internazionali –  pratica SISTEMATICAMENTE l’Apartheid e l’Occupazione illegale?

SOLO IO avrei preferito che la Lazio sostenesse la campagna “Show Israel the Red Card”, quantomeno per mettere in discussione l’evidente doppiopesismo che si applica a seconda delle convenienze politiche?

Io non credo. Perché ai laziali non è mai andato giù l’essere strumentalizzati, e quando questa cosa è accaduta, e magari si è dovuta ingoiare per amore dei nostri colori, si è sempre trovato quantomeno il modo di testimoniare posizioni differenti.

Mi rendo conto di quanto il tema sia delicato, e di quanto si cammini sulle uova ogni volta lo si tocchi. Colpa di una narrativa criminale, propagata ai quattro venti da tutti i mezzi d’informazione che ha creato una mistificante sovrapposizione tra la Antisionismo, inteso come critica ad una politica coloniale ed etnosuprematista e Antisemitismo, irricevibile e disgustoso razzismo, atto a discriminare su base etnica. È del tutto chiaro che le due cose non c’entrino nulla l’una con l’altra, così come la volontà di smantellare l’attuale Stato d’Israele (responsabile della messa a terra di condotte contrarie ai diritti umani e severamente punite dalla legge, quando praticate da popoli di pelle non bianca) non c’entra con l’annientamento del Popolo Israeliano, che spesso e volentieri è inconsapevole strumento di morte, manipolato da un sistema molto potente che abbraccia pubblica istruzione, messianismo religioso e comunicazione martellante e condizionante. Con un parallelo, sgradito all’Hasbara ma calzante, si potrebbe dire che la defascistizzazione della Germania Nazista o dell’Italia Fascista operato nel secondo dopoguerra NON HA implicato lo sterminio delle rispettive popolazioni, ma solamente la loro conduzione a “più miti consigli” dopo le stragi che le loro politiche avevano causato.

Tuttavia, quello che sta accadendo OGGI in Palestina, nonostante sentenze sistematicamente ignorate che colpiscono Israele, è un massacro che la Convenzione internazionale sul Genocidio, recepita da tutti gli ordinamenti occidentali, non è riuscita a prevenire proprio per l’acquiescenza dell’Occidente collettivo, da Trump a Bernie Sanders, da Giorgia Meloni e Pina Picierno.

Questa complicità a diversi livelli, è dovuta anche e soprattutto alla capacità di lobbying che Israele ha saputo costruire negli anni che – va ricordato – è perfettamente legale, pubblica e tutt’altro che sotterranea.

Per quanto riguarda l’Italia e l’Europa, Israele ha seminato diversi amici, pronti a sostenerne le istanze ad ogni costo.

Report confezionò qualche tempo fa un servizio che ne descriveva un po’ la geografia, ed è visibile qui:

Uno dei Sionisti più attivi in ambito europeo è Tajani, che non ha mai fatto mistero di sostenere Israele “sempre e comunque”. Considerando che Lotito è senatore di Forza Italia, mi riesce difficile non tirare un collegamento: se Israele in questo momento ha un DISPERATO BISOGNO di ripulire la propria immagine anche in ambito sportivo, poiché la campagna “Show Israel the Red Card” la sta isolando sempre di più, COME MAI proprio la Lazio, squadra di Proprietà di un Senatore molto vicino a Tajani le offre questo (insperato) salvagente? Lo Sportwashing è pratica che è stata molto investigata: davvero noi tifosi della Lazio vogliamo prestarci a quest’operazione MENTRE Israele sta facendo quello che fa sotto gli occhi di tutti?

Ora, prima di tutto una precisazione non richiesta ma NECESSARIA (sicuramente già nota ai sei affezionati lettori del Blog e miei amici): Io sono del tutto ateo. Disprezzo nel profondo qualsiasi manifestazione di aderenza a un culto. Sì, pure quello Buddhista. Tutti. Nessuno escluso. I Cristiani mi stanno sul cazzo ESATTAMENTE come gli Hindu, gli Ebrei, gli Islamici, gli Zoroastriani, i Rastafariani e chi più ne ha più ne metta. Il mio ragionamento non muove su basi CONFESSIONALI ma GIURIDICHE. L’unica entità superiore che riconosco è la Legge Morale, ed essa non ha bisogno di vecchi barbuti con un triangolo in testa o di figure a sei braccia con testa di elefante; essa vuole solo il riconoscimento di alcuni principî universali, tipo l’uguaglianza davanti alla legge o l’inalienabilità di certi diritti personali, quali il diritto alla vita, al nome, e all’essere riconosciuti come appartenenti alla stessa specie. Fine precisazione.

Ciclo di vita della Notizia

Ora facciamo come Lucarelli (Carlo, non Selvaggia): torniamo a ieri, alla notizia che appare nella chat di WA.

Una volta rinvenuto grazie ai sali prestatimi da mia moglie come primo soccorso, ho verificato la veridicità della notizia. Era vera. Di questo periodo non avrei manco dovuto stupirmi più di tanto. Subito dopo hanno cominciato a sorgermi dei punti interrogativi. Per esempio, L’incontro e il lancio risalivano a due giorni prima.

Com’è possibile che lo sia venuto a sapere con tanto ritardo? E Soprattutto, com’è possibile che tra tutte le voci che compongono il Tifo Laziale NESSUN GRUPPO ORGANIZZATO abba emesso un comunicato?

Mi faccio un rapido giro per gli account “laziali” (pecione, come da mio stile) .

Questi i risultati.

Su Facebook ho avuto modo di leggere (e rilanciare) l’unico comunicato di un gruppo organizzato, i Roaring Twenties Lazio, visibile QUI:

Su X, la vera notizia è che L’account ufficiale della Società Sportiva Lazio non menziona l’accordo.

Il vettore principale della notizia è stato LazioSpace, che con 32,4K di visualizzazioni ha collezionato 129 Like e 93 commenti – quasi esclusivamente critici. Insomma, un interazione quasi nulla, specchio di un’iniziativa accolta con estrema freddezza.

RadioSei lo menziona, lo retwitta 3 volte e riceve 16 commenti su 2.761 visite. I commenti sono tutti negativi.

Radio Laziale non rilancia.

Nemos non rilancia

Cardone non rilancia

Stramacci non rilancia

Solo_La_Lazio non rilancia

Alessio Buzzanca non rilancia

Stefano Pantano non rilancia

Vittorio Campanile non rilancia

Guidone non rilancia.

La galassia del LazioTwitter  nel suo complesso sembra non aver contezza della notizia.

Certo, il fatto che il profilo X UFFICIALE della Lazio non lo rilanci, qualche dubbio lo solleva. Tipo che non si è proprio lavorato per dare a questa “convenzione” il massimo della visibilità. Quasi si considerasse il rischio che una sua eccessiva circolazione potesse sortire effetti indesiderati.

Infatti questa “convenzione” ha un peso sulla nostra reputazione, qualsiasi esso sia, ecco perché mi stupisce che una notizia del genere sia potuta passare in sordina, al di là delle volontà della società. Ovviamente, non posso escludere che in realtà sia IO ad essere molto sensibile alla questione, e che questa sia una notizia semplicemente  poco importante.

Però.

Però ‘sta questione implica i diritti umani. Implica la giustizia Internazionale. Implica un IMPLICITO GEMELLAGGIO che io NON VOGLIO avere con uno stato che sta portando avanti un massacro, Stato in cui vige la leva OBBLIGATORIA e UNIVERSALE, che è lo strumento attraverso il quale viene perpetuato un dominio ILLEGITTIMO su cose e persone.

E i calciatori il servizio militare lo prestano, eccome.

Conclusioni

La parte brutta viene adesso. Perché qualcosa dentro di me sembra essersi rotto.

Ha ceduto di schianto quel vincolo d’acciaio che non aveva tentennato nemmeno davanti alle macchine della Polizia all’Olimpico; davanti alla Polverini a cavalcioni sulle transenne; davanti a uno striscione che onorava un assassino Genocida.

Sto dubitando di quella fede che non ha tremato manco quando un ormai rincoglionito Chinaglia stava per usare la Lazio per riciclare soldi sporchi, manipolato da gente senza scrupoli che si diceva “tifosa”.

Io sono un italiano che vive all’estero, ma soprattutto, un romano. Per un romano del ventesimo secolo, quello della gentrificazione e della perdita d’identità territoriale, l’appartenenza calcistica credo sia l’unico marcatore identitario rimasto. La mia storia l’ho sempre articolata attorno alle mie vicende sentimentali e alle diverse fasi della Lazio. Nonostante tutto quello che io abbia fatto nella vita mi renda apparentemente lontano dal calcio, esso ne è parte consistente solo ed esclusivamente per l’amore dei miei colori, quelli del cielo.

Soprattutto oggi che vivo lontano, la partita della mia Lazio è un rito di ricongiungimento con il mio bambino interiore, con i luoghi della mia infanzia e della mia giovinezza. Un incontro virtuale nei corridoi della scuola media a Balduina o nel cortile del Mamiani con i fantasmi del mio passato.

Però si è rotto qualcosa.

Ieri, al colmo della mia rabbia, volevo bruciare la mia maglia preferita, la maglia bandiera (pure se quella della Macron non è quella meravigliosa di cotone della EnneErre che ho avuto nel 1983,  è comunque meglio di quella pur gloriosa del 1986, perché il logo Rosso di TuttoSport non mi è mai andato troppo giù). Non l’ho bruciata perché mia moglie, austriaca ma laziale per osmosi, mi ha implorato di non farlo, commuovendomi. E poi forse ha ragione lei, come quasi sempre accade.

Di certo, al netto di gesti inconsulti e dettati dalla rabbia e dalla delusione, farò l’unica cosa che è in mio potere: chiudere ogni abbonamento di PayTV, boicottare (e far boicottare) qualsiasi merchandising ufficiale, non mettere mai più piede allo stadio; ma anche – e per un tifoso come me è davvero peggio di una coltellata – bandire la S.S. Lazio dalle mie parole, se non dai miei pensieri. Perché la Lazio è importante, ma la Legge Morale lo è di più.

Mi piacerebbe che questo sproloquio senile e fine a sé stesso potesse essere funzionale a smuovere qualcosa, che riuscisse trovare una crepa in quella narrativa Hasbarita, potente e in totale controllo del discorso pubblico, tale da accendere almeno la consapevolezza di quello che stiamo abilitando.

Dietro alle parole “Integrazione” e “antirazzismo” c’è un’Entità che sta pianificando una DEPORTAZIONE DI MASSA, che ha reso INADATTO ALLA VITA UMANA un territorio che non solo non era SUO, ma che essa stessa ha trasformato nel più grande CARCERE A CIELO APERTO del Mondo, molto prima del SetteOttobre™.

La NOSTRA Lazio, mettendo una firma su un documento congiunto con questa gente, ne diventa complice.

Non in mio nome.