L’ambiente: tavolini all’aperto di un Pub in via Crescenzio dal nome impronunciabile.
Gli attori sono Nicola, Picchio, Adriano, Matteo e Hagi.
L’argomento della discussione (che sfiora i Van Der Graaf Generator, annunci di persone sole sul Messaggero, il Derby Roma-Lazio e Incubi a base di citrosodina, bava e arte), diventa – a un certo punto – Indira Gandhi.
Con retorica pedante, didascalico-Lotitesca e nebulosa, mi imbarco in una dissertazione, frutto dell’interesse universitario che ho avuto a suo tempo per la statista.
Era molto che non pensavo alla politica indiana, e la discussione di ieri, seppure alla lontana, mi ha fatto riavvicinare a quello spirito comparativo tra oriente e occidente, fulcro della visione politica di ogni mezzosangue che si rispetti.
E così, mentre mi ostino a non esprimere giudizio di valore sull’operato della Gandhi, ripenso al Mahatma e alla sua Sathyagraha. Rifletto, sempre a partire da un punto di vista spiritualistico, sul perché del successo dei suoi digiuni; li paragono a quelli di Pannella, calati nel contesto italiano anni settanta, e mi viene da ridere. Mi viene alla mente il Presidente Leone, sbigottito, mentre domanda alla Cederna se mai una persona potrebbe arrivare al sacrificio estremo per motivi politici. Non ci crede, il povero presidente: la vita è un bene prezioso, può una persona sacrificarla solo per rompere i coglioni al potere costituito?
Pannella è ancora vivo (e che Dio ce lo conservi in buona salute). Leone è morto molto prima di finire nella tomba. E Gandhi?
Gandhi è riuscito in un miracolo alchemico-divino-spiritual-politico. I digiuni di Gandhi, personalità molto individualistica, sono serviti a depurare l’Organismo India dal male che la corrodeva dentro. Finché è stato vivo, il Mahatma è riuscito a sobbarcarsi i mali di una società dall’ingiustizia endemica e pervicace, mettendo la propria vita in gioco, pur di debellare il lato oscuro del Sè. L’India deve molto a Gandhi, poiché l’India è stata Gandhi, almeno per quindici anni. Quindici lunghi e tormentati anni. E Pannella?
L’Italia è Pannella da sempre. Per questo che non lo stiamo mai a sentire…..
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