Approccio la lettura dell’ultimo libro di Serra con grande curiosità: l’aspetto dello scontro generazionale in Italia mi affascina, perché mette di fronte due pilastri della nostra scalcinata società: da un lato l’istinto predatorio di una generazione – quella che ci ha preceduto – che ha divorato il nostro futuro a quattro ganasce, giustificata solo dall’ essere la prima ad essere invecchiata senza davvero essere diventata adulta. Dall’altro, l’intramontabile mammismo dei giovani italiani, spesso tenuti a galla proprio dalle elemosine dei loro genitori (sorvolando sul circolo vizioso che le loro pensioni rendono difficile al sistema di trovare fondi per creare occupazione).
Poveri ex sessantottini, quelli che hanno (giustamente? Miopemente?) abbattuto la brutale autorità genitoriale, sostituendola con diverse tecniche di manipolazione: Serra ne traccia un ritratto impietoso, onesto, tormentato, sconfitto. Eppure, nelle righe (non tra) del romanzo breve c’è spazio per la speranza, declinata attraverso l’invenzione letteraria del progetto di romanzo sullo scontro generazionale (con happy end americanissimo), e con la parsimoniosa descrizione dei sorrisi adolescenziali che filtrano dai silenzi di questi alieni. Sì, parlo dei vostri figli.
Insomma, una lettura di tre ore, gustosa come la penna del suo autore: poetica, visionaria, mai banale e tecnicamente sopraffina; in attesa che il libro di Scanzi mi venga prestato (c’è grossa crisi) posso ritenermi abbastanza soddisfatto.
Pro: lettura agile, tema spinoso trattato con delicatezza, ritratto agrodolce delle crepe di una generazione;
Contro: forse troppo breve; banale farlo uscire a Natale. Poi si lamentano delle contraddizioni generazionali….
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