Segatto, Pontani, Pollastri e Forlani oggi tornano a lavorare per la polizia. Prontamente, i social insorgono in un turbine di indignazione. E ci mancherebbe!
C’è in generale qualcosa di distorto, però. Un senso di democrazia spuntata, di dissenso fine a sè stesso, di assenza di peso decisionale del cittadino-elettore. Sì, perché dato per scontato che è sbagliato il Far West, e che l’ordinamento esiste per tutelare il cittadino, mi viene da pensare ad alcune banalità: la prima è la solita, vecchia di 12 anni: se tu mi picchi vado dalla polizia, ma se mi picchia un poliziotto, io ‘ndò vado?
La seconda è relativa al concetto di contropotere. Nessuno è nostalgico degli anni settanta, in cui persone venivano gambizzate e trucidate per molto meno. Ma se la democrazia diventa un teatrino in cui maggioranza e opposizione si nominano da sole e all’occorrenza si alleano; se il distacco della classe dirigente è istituzionalizzato; se questo senso diffuso di impunità viene addirittura sbandierato; metteteci tutti i “se” che avete in testa (e che non vi pare opportuno dire): sono solo io a notare che l’arroganza del potere non conosce ostacoli da 25 anni circa? Una buffonata incivile, insensibile e manifestatamente provocatoria come il sit-in tenutosi a Bologna in favore di quei quattro sarebbe stata azzardata nel 1977?
Quindi, c’è poco da indignarsi. C’è da prendersela con sè stessi.
Ah, a proposito: qualcuno sa se danno Siena-Lazio in TV, stasera?
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