Non mi piacciono i trionfalismi in genere, soprattutto quelli serviti su un piatto d’argento. Quello che provo per la bocciatura della Gasparri e per la dichiarazione di incostituzionalità da parte della Corte, è contraddittorio. Da un lato la presa di coscienza che Berlusconi non è riuscito a rompere il muro di gomma della politica italiana, grigio per colore ed essenza; il modus operandi del Cavaliere non piace a diverse sfere, e per quanto potentissimo di persona, e per quanto capo di una maggioranza ampia del Paese, non è in grado (più di tanto) di trattare la cosa pubblica come una delle sue proprietà e i servitori dello Stato come suoi dipendenti. Dall’altro lato l’oscura presenza di un potere senza bandiere e colore, al cui vaglio deve passare qualsiasi azione politica, da chiunque venga fatta. Ora, finché fa comodo viene da dire “Ben venga”, ma la storia è costellata di inquietanti precedenti che invocano attenzione e vigilanza politica e mentale. Se poi Queste righe sembreranno a chi le legge un terrore apocalittico-visionario millenarista alla Robert D’Uzès, poco male. La chiave della saggezza, a qualsiasi latitudine, è nella visione. Quindi, da oggi consideratemi un monaco Stilita, o uno sciamano lakota, o un Sufi. Tanto non cambia niente.
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